sabato 8 giugno 2013

PETIZIONE PRO-MARO' NEGLI USA:L'ONORE DELL'ITALIA!



                             
Il simbolo del gruppo "Italiani nel mondo-salviamo i nostri Marò"
LA PETIZIONE
E’ ormai  nota a tutti gli italiani la vicenda di Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, i due Marò accusati dell’omicidio di due pescatori durante un’operazione antipirateria al largo delle coste del Kerala, e detenuti illegalmente in India dal 15 febbraio 2012 in palese violazione della norma generale inerente la giurisdizione in acque internazionali.
Lo scandaloso sopruso ai danni dei nostri due fucilieri si trascina ormai dallo scorso anno nell’inerzia più assoluta e nel calabraghismo dei nostri governati.
Finalmente è stata concretizzata l’iniziativa di una petizione lanciata dalle famiglie dei due Marò.
E questo grazie ad un gruppo nato su fb “Italiani nel mondo - salviamo i nostri Marò”https://www.facebook.com/groups/171468069673142/fondato a New York da Giorgio Caruso, la cui madre Margaret negli anni 50 era giornalista del New York Times.
La petizione sarà inviata al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Kimoon.
La richiesta, preceduta da un breve cronistoria della vicenda, è di “promuovere un arbitrato internazionale, che può rivelarsi l’unica soluzione equa”
Nella lettera si sottolinea inoltre il pericolo che corrono i nostri due Marò, visto che Il 26 aprile 2013, le autorità indiane hanno stabilito che l'inchiesta verrà  portata avanti dalla polizia anti-terrorismo, che ha in sé la possibilità di una condanna a morte.”

LA VICENDA DEI MARO'
15 febbraio 2012: la petroliera Enrica Lexie viene attirata con uno stratagemma nel porto di Kerala e i due fucilieri vengo arrestati per l’accusa di omicidio di due pescatori durante una normale azione di antipirateria.
Ricordiamo che il fatto è avvenuto in acque internazionali e con quest’azione l’India ha contravvenuto gravemente alle leggi negando il legittimo diritto ai due Marò di essere giudicati dall’Italia e arrogandosi sin dall’inizio il diritto di svolgere sia indagini che processo.
Mentre i fucilieri vengono in un primo tempo imprigionati e poi condotti in una casa sotto scorta, sono avviati i primi accertamenti dallo Stato di Kerala, escludendo l’Italia dalla partecipazione.
Diverse sono le azioni bizzarre e contro ogni regola intraprese degli indiani, come quella di distruggere una delle prove inerenti al reato di cui vengono accusati La Torre e Girone, e cioè la barca dei pescatori uccisi, fatto che getta ombre inquietanti sullo regolarità nello svolgimento delle indagini e che impedisce anche in futuro qualsiasi approfondimento per un giudizio obiettivo del tragico evento.
Nel frattempo i militari vengono trasferiti a New Delhi e il 26 aprile 2013 e la corte Indiana stabilisce che l’inchiesta sarà condotta da un tribunale speciale  e le indagini portate avanti dalla polizia antiterrorismo, situazione pericolosa che potrebbe, nonostante le vaghe rassicurazioni dell'India, contemplare anche una condanna a morte.
Un'ennesima ingiustizia perpetrata ai danni dei due fucilieri italiani, perché come viene ribadito nel testo della petizione, i due Marò “non sono terroristi, ma militari impegnati nella lotta contro la pirateria.”
Dal febbraio 2012 il nostro governo, mentre qualsiasi altro paese avrebbe fatto valere le proprie ragioni a gran voce e riportato a casa i propri militari, non ha invece saputo muovere un dito, ridicolizzandosi per il suo fantozzismo davanti a tutto il mondo.
Un silenzio assordante interrotto solo da un falso scatto d’orgoglio in cui ci siamo ripresi i nostri Marò in occasione di un congedo in Italia.
Illusione durata solo un sussurro di tempo e rivelatasi null’altro che un’abile mossa propagandistica della quale è rimasta la foto beffarda di Mario Monti che si sponsorizzava accanto ai nostri militari poco prima delle elezioni politiche.
Lo scenografico blitz aveva per un attimo riacceso l’orgoglio degli italiani, ma è stato subito rinnegato  miseramente dopo la minaccia di ritorsioni nel nostri confronti da parte degli indiani.
Il loro governo era giunto persino a ricattarci  negando l’immunità al nostro ambasciatore italiano a New Delhi, Daniele Mancini al quale era stato impedito di lasciare il paese, e negata l’immunità, ennesima violazione delle regole internazionali.
Il nostro rigurgito patriottico, si era concluso così con il silenzioso e triste ritorno dei due Marò in India, smorzando e mortificando le nostre speranze ed umiliandoci di fronte a tutta l'Europa.
E così prepotenza dopo prepotenza siamo giunti a giugno 2013 e dopo un anno e mezzo il nuovo governo "promette" di risolvere il caso.
I figli dei Marò in una pacifica manifestazione
Ricordiamo che Massimiliano La Torre e Salvatore Girone hanno dimostrato sin dall’inizio un’encomiabile compostezza senza mai lasciarsi andare a dichiarazioni inopportune, nonostante le ingiustizie subite ed un esasperante tira e molla senza fine tra i due governi.
Le loro famiglie si sono limitate più che civilmente a tenere viva la vicenda attraverso un gruppo facebook https://www.facebook.com/groups/282647458534179/e manifestazioni sempre pacifiche e senza proclami estremi.
IL MINISTERO DEGLI ESTERI
Eppure, nonostante le proteste corrette di chi sostiene i Marò il nostro ministro Emma Bonino ha pensato di “chiedere compostezza e urlare di meno”?!
Queste le sue dichiarazioni “Non so e se dovrei bombardare l’India, rompere i rapporti commerciali, ritirare l’ambasciatore”
Onorevole Ministro, con tutto il rispetto, anzichè lasciarsi andare a battute sarcastiche in un vicenda in cui non c’è nulla da scherzare, ma che ridimensiona sempre più miserevolmente il nostro paese di fronte al mondo intero, le ricordiamo che Lei,  dovrebbe semplicemente fare il suo dovere, che è quello di far valere con “voce autorevole” i diritti dell’Italia, diritti sacrosanti e inviolabili.

Dovrebbe esigere che in India i due Marò vengano innanzitutto trattati da militari, e non da terroristi.
E lanciare un appello all’Europa affinché vengano  rispettati i diritti internazionali a cui l’India ha contravvenuto gravemente.

Basterebbe prendere lezioni dall’America o dall’India stessa, che a quanto pare ha due pesi e due misure.
Innumerevoli sono gli esempi in cui gli altri paesi non permettono di farsi mettere sotto i piedi dalle altre nazioni, possiamo citarne due molto significativi:
1) Gli americani le ricorderanno che i militari statunitensi imputati per la strage del Cermis, avvenuta in Italia furono processati da una corte militare Usa.
2) E gli Indiani le insegneranno come hanno fatto per i loro 12 ufficiali e 34 soldati del contingente dei Caschi Blu in Congo: che per abusi sessuali ai danni di donne congolesi lo scorso luglio sono stati posti sotto processo in India, e non in Congo.
Azione quest'ultima  disonorevole peraltro e non certamente paragonabile  al fatto nemmeno  accertato dei due fucilieri durante lo svolgimento del loro dovere.
Se non fosse in grado di intraprendere nessuna azione a difesa dei nostri militari, vista la degenerazione di una situazione sempre più delicata e scottante, si unisca perlomeno ufficialmente a questa petizione, sarebbe un gesto simbolico per dire che qualcuno c’è, al governo del nostro paese.

PERCHE' E' IMPORTANTE FIRMARE

Certamente in Italia siamo sommersi da petizioni di qualsiasi genere, anche le più strampalate e a volte inutili.
Ma penso che questa sia una causa importante, non solo per salvare i nostri Marò, ma anche per il suo profondo significato.
Perchè dobbiamo firmare:
Perchè è importante far sentire che esiste ancora un’Italia viva e orgogliosa, perché i Marò ne sono il simbolo e rappresentano gli ideali a cui noi tutti dovremmo credere, per far sentire che Onore, Patria e Giustizia hanno ancora un significato per molti italiani.
Perché se nulla si muove, dobbiamo levare la nostra protesta con un atto concreto e civile, non certo urlando, ma con autorevolezza e determinazione.

Una firma non costa nulla, e potrebbe salvare la loro vita e ridare dignità all’Italia.
Onore ai nostri  Marò!

ECCO LA PETIZIONE: FACCIAMOCI SENTIRE!
 



Per chi volesse leggere la cronistoria approfondita sulla vicenda dei Marò, ecco il link .http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=15313                                                                                                                     

martedì 4 giugno 2013

PENNE .....QUASI LIBERE.



Penne quasi ....libere!

Bene: forse le penne torneranno ad essere libere di scrivere.
Domani si discuterà un testo di legge che escluderà il carcere per i nostri giornalisti.
In Italia attualmente chiunque si senta diffamato può portare l’autore di un articolo davanti ad un giudice, e da quel momento in poi si innesta un meccanismo giudiziario che può portare il giornalista in carcere, limitando così di fatto una vera libertà d’opinione.
La palese violazione dei diritti di chi scrive era già tornata in auge dopo la clamorosa sentenza nei confronti del Direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, condannato a 14 mesi di carcere per omissione di controllo per l'articolo scritto da un collega di Libero, e dopo varie peripezie e gran clamore, graziato in extremis da Napolitano che gli ha evitato il carcere.
Ma questo grave  episodio non era stato sufficiente per dare coraggio ai nostri politici e varare una riforma per risolvere una volta per tutte questa norma indegna di un paese civile.
Infatti, rieccoci da capo: è di questi giorni la notizia che il Direttore di Panorama, Giorgio Mulè, rischia il carcere per una condanna ad otto mesi, a causa di un articolo considerato diffamante nei confronti di un Magistrato.
Il nostro paese, incapace come sempre di risolvere da sé i propri problemi, è giunto finalmente a questa decisione sollecitato soprattutto da mamma-Europa che attraverso l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) ha bacchettato l’Italia per le attuali normative che prevedono il carcere per i giornalisti.
Nella lettera Dunja Mijatovic, presidente dell'OSCE, afferma che “In una moderna democrazia nessuno dovrebbe essere imprigionato per quello che scrive”, sottolineando altresì che la Corte di Strasburgo ha più volte sottolineato che “La reclusione per il reato di diffamazione è sproporzionata e dannosa per una società democratica… I tribunali civili sono del tutto in grado di rendere giustizia alle rimostranze di coloro i quali si ritengano danneggiati nella propria reputazione.”
E così in questi giorni in commissione Giustizia della Camera si discuterà finalmente un testo di legge che cancelli la galera per i nostri giornalisti.
Relatori del provvedimento saranno Enrico Costa e Walter Verini.

Speriamo bene: Penne forse libere!